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La piccola Dora ha urlato come non aveva fatto nemmeno la notte in cui era scappata di casa. E allora capisce che deve farsi sentire, perché le persone che non fanno rumore non esistono. E non hanno diritto alle bambole, ai camini accesi, agli abbracci. Infila il naso nel collo di Nino, chiude gli occhi e assapora un lungo momento di dolcezza clandestina. Oggi la sua vita può cominciare.
Mantova, 1918. Nel giorno dell’armistizio della Grande Guerra due bambine vengono al mondo a poche ore di distanza. Dora in una poverissima casa vicino al lungolago, già orfana perché sua madre muore di parto e suo padre è un soldato disperso. Qualche ora dopo, nasce Irene, l’ultimogenita dei marchesi Cavriani, famiglia dell’antica nobiltà cittadina. Le due bambine crescono – una tra la fame e la miseria dei vicoli, l’altra negli agi del palazzo che porta il nome della sua famiglia – e si incontrano ogni domenica sul sagrato di Sant’Andrea. Dora chiede l’elemosina e nella sua mano la piccola Irene deposita un soldo e un sorriso clandestino di solidarietà e compassione. Gli anni passano e mentre il Fascismo si fa regime, e insanguina le strade della città, due vite destinate a rimanere separate da un’insormontabile differenza di classe si incrociano di nuovo.