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Bruno Conti foto autografata (hand signed photo) 20x25cm con COA (BC0008)

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Bruno Conti (Nettuno, 13 marzo 1955) è un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, dirigente del settore giovanile della Roma.

Campione del mondo con la Nazionale italiana nel 1982, ha legato il suo nome a quello della Roma, con la quale ha vinto lo scudetto nel 1982-1983. Terminata la carriera calcistica, ha intrapreso la carriera dirigenziale entrando nei quadri della società giallorossa, della quale ha ricoperto per alcuni mesi anche il ruolo di allenatore.

Con la Roma disputò quasi tutta la sua carriera (eccetto due campionati con il Genoa in Serie B), tra il 1973 e il 1991. La sua maglia era la n. 7. Difese i colori giallorossi per sedici campionati, segnando 35 reti. Insieme a Falcao, Agostino Di Bartolomei, Carlo Ancelotti e Roberto Pruzzo, ha fatto parte del nucleo storico della squadra che nel 1982-1983 conquistò lo scudetto e nel 1983-1984 raggiunse la finale di Coppa dei Campioni; in quest’ultima partita disputata proprio allo stadio Olimpico il 30 maggio 1984, e decisa ai tiri di rigore a favore degli inglesi del Liverpool, Conti sbagliò il secondo tiro dal dischetto.

Sempre con la casacca giallorossa ha vinto cinque Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984, 1985-1986, 1990-1991).

Nella sua ultima stagione, 1990-1991, giocò una sola sfida, l’andata degli ottavi di finale della Coppa UEFA 1990-1991, il 28 novembre 1990, in cui entrò in campo all’80’; nel resto dell’annata non giocò più alcun incontro, ritirandosi al termine della stessa.[5] Alla sua partita di addio all’Olimpico, il 23 maggio 1991, ci furono oltre 80 000 paganti, più di quelli della finale di Coppa UEFA disputatasi nello stesso impianto, il giorno prima, tra Roma e Inter.
Conti in azione in maglia giallorossa nel 1986-1987

Da tutti i tifosi giallorossi è ricordato come Sindaco de Roma.

Il 20 settembre 2012 è stato tra i primi 11 giocatori ad essere inserito nella hall of fame ufficiale della Roma.

Esordì nella Nazionale azzurra di Enzo Bearzot nel 1980 e vi giocò per 47 volte, segnando 5 reti. È considerato il “figlioccio” di Franco Causio, in quanto in Nazionale ha raccolto la pesante eredità del Barone, titolare negli azzurri per ben nove anni.

Campione del mondo a Spagna 1982, risultò decisivo nella vittoria azzurra, tanto che risultò essere uno dei migliori giocatori della manifestazione, guadagnandosi inoltre il soprannome di “MaraZico”, da Maradona e Zico, i quali in quel mondiale erano i due giocatori più popolari. Segnò anche un gol, nel girone di qualificazione contro il Perù, con un tiro da fuori area di destro, malgrado fosse mancino. Nella finale contro la Germania Ovest, dopo la sua ammonizione per un fallo su Karlheinz Förster al 25′, subì il fallo del rigore poi fallito da Antonio Cabrini, partecipò all’azione del momentaneo 2-0 di Marco Tardelli e creò le condizioni per la terza rete azzurra recuperando palla sulla linea di centrocampo e lanciando Alessandro Altobelli verso la rete. In virtù di queste prestazioni Pelé lo definì il miglior giocatore del mondiale

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